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Vinyasa  Yoga

Vinyasa è un termine sanscrito che, come tante parole di questa lingua, ha molteplici significati. La sua traduzione letterale può essere “posizionare in un modo speciale” e una sua prima definizione descrive il vinyasa come il collegamento tra movimento del corpo e respiro. Come elemento della pratica dello yoga, vinyasa è una sequenza di movimenti coordinati al respiro che aiutano la transizione da una posizione alla successiva. Infine, vinyasa è il nome di un particolare stile di yoga moderno. Vinyasa: movimento e respiro collegati in un flusso. Il vinyasa è una forma di yoga dinamico che, anziché far eseguire le posizioni in una semplice successione, le collega in un flusso. Le transizioni del vinyasa sono movimenti precisi che chiudono e aprono le asana in modo appropriato e con estrema attenzione, per condurre lo studente da una posizione all’altra in sicurezza.

Nel volume Anatomia del Flusso Vinyasa e delle Posizioni in Piedi dello Yoga di Ray Long troverete una straordinaria narrazione visiva che spiega nel dettaglio l’anatomia, la biomeccanica e la fisiologia dell’antico vinyasa, decodificando passo a passo ogni singola posizione. Al contempo, i movimenti del corpo sono coordinati alla respirazione: ogni movimento avviene durante un’espirazione o un’inspirazione, secondo le indicazioni del maestro. Un semplice esempio di vinyasa è la posizione del gatto (o Chakravakasana), in cui si inarca la schiena in inspirazione e la si distende in senso opposto durante l’espirazione. Nell’uso comune, la parola vinyasa è diventata talvolta semplicemente un modo per indicare il collegamento tra un’asana e l’altra, o addirittura una sequenza specifica. In realtà la sua natura è più complessa e autorevole. Alle origini del vinyasa yoga c’è l’insegnamento di Krishnamacharya, uno dei più influenti maestri del ventesimo secolo, a cui viene attribuito il merito del revival dell’Hatha Yoga in tempi moderni. Krishnamacharya è l’autore de Il Nettare dello Yoga, un testo completa che comprende la descrizione dettagliata di asana, bandha, mudra, dove ne sono elencati gli effetti, e dove vengono spiegate le tecniche sotto forma di vinyasa. Tratta anche delle cosiddette nadi, ovvero canali energetici, dei chakra e del pranayama, che insieme alle posture permette controllare il sistema nervoso per ottenere un’ottima salute e longevità.

Nella sua attività di insegnante e in particolar modo di guaritore, Krishnamacharya sottolineava l’importanza di combinare pranayama, asana, mudra e meditazione, così come “il tono e il ritmo governano la musica” facendone più di una semplice successione di note. Il vinyasa è uno stile di yoga energico, la cui pratica migliora la forza, la flessibilità e l’equilibrio.

Hatha Yoga

Per comprendere a fondo il significato della parola Hatha Yoga è necessario analizzare la sua traduzione dal sanscrito, ovvero l’antica lingua indiana al quale lo yoga fa riferimento. Per quanto riguarda la parola Yoga ormai non dovrebbero più esserci dubbi sul suo significato, ma qualora ve ne siano, ti ricordo che essa deriva da Yuj, e che significa “unire” o “soggiogare”, e si riferisce all’unione del corpo con la mente e lo spirito. La parola Hatha, invece, ha un duplice significato. In primo luogo significa “sforzo” e si riferisce allo sforzo mentale e fisico necessari per praticare yoga. (Lo sforzo mentale è necessario per praticare yoga con regolarità e costanza nel tempo, mentre lo sforzo fisico è necessario per praticare gli asana e tutte le altre tecniche che compongono l’universo dello yoga, come il pranayama, i mudra, i bandha o le tecniche di purificazione.) Hatha Yoga può quindi essere tradotto come “yoga dello sforzo”, ma questa non è l’unica interpretazione. La parola Hatha, infatti, ha anche un altro significato. Ha significa “sole” ed è riferito all’energia maschile, che sfocia nel canale energetico destro del nostro corpo e che viene anche chiamata Pingala. Mentre Tha significa “luna”, ed è riferito all’energia femminile, all’energia che sfocia nel canale energetico sinistro del corpo e viene chiamata Ida. La parola Hatha, quindi, rappresenta in questo caso le due polarità, le energie opposte che vengono riunite per funzionare in armonia. Per questo motivo, l’Hata yoga viene anche chiamato “lo yoga del sole e della luna” (rispettivamente yang e yin), e la sua pratica ci insegna che il corpo, la mente e lo spirito sono una cosa sola, unica e indivisibile. Quindi potremmo dire che la pratica dell’Hatha yoga ha come obiettivo quello di mantenere in equilibrio e in armonia queste due polarità, e che per farlo richiede uno sforzo fisico e mentale.

E' un concetto straordinario, in grado di guidarci alla comprensione degli equilibri interni che regolano il nostro funzionamento, e all’identificazione degli aspetti energetici con i quali dobbiamo lavorare per ritrovare un equilibrio nel corpo e nella mente. Per esempio, se in un determinato momento o periodo ci sentiamo iperattivi, nervosi o agitati, è probabile che nel nostro organismo sia presente un eccesso di energia maschile, (pingala) e per riportare equilibrio nel corpo e nella mente, è utile dedicarsi ad una pratica di yoga gentile, tranquilla, calma e rilassata che stimoli l’energia femminile (ida). Al contrario, quando ci sentiamo letargici, stanchi e ci mancano entusiasmo e vitalità è probabile che ad essere in eccesso sia l’energia femminile Ida, ed in questo caso, per riportare equilibrio nel corpo e nella mente, è necessario stimolare Pingala, l’energia solare, attraverso una pratica di yoga più fisica e più intensa, come per esempio gli asana che lavorano sugli addominali o sul terzo chakra (manipura) o ancora con qualche ciclo vigoroso di Saluti al Sole.

Interessante vero? Ma andiamo avanti, c’è ancora molto da scoprire… Lo scopo dell’Hatha yoga Come abbiamo visto l’Hatha yoga ha come obiettivo quello di mantenere in armonia ed equilibrio le due polarità opposte, Yin e yang, attraverso il compimento di uno sforzo fisico e mentale. Ma non è finita qui. Esiste infatti un “livello superiore”, una tappa evolutiva più “elevata” dello yoga, quella che secondo gli Yogasutra di Patanjali (il più antico testo di riferimento sullo yoga), dovrebbe portarci al fine ultimo dello yoga, cioè il Samadhi, ovvero la “beatitudine”, lo stato in cui si raggiunge l’annullamento dell’ego, le dualità diventando una cosa sola, le afflizioni mentali vengono fatte tacere, e la mente è quieta. Questo obiettivo ultimo viene raggiunto attraverso la pratica del Raja Yoga, uno stile di yoga molto “mentale” e meditativo che richiede un elevato grado di preparazione fisica, mentale ed energetica. Lo scopo più elevato dell’Hatha yoga è quello di “eliminare gli ostacoli fisici” per prepare corpo e mente alla pratica del Raja Yoga, e quindi al cammino verso il Samadhi. La pratica delle posizioni, infatti, oltre agli evidenti benefici di carattere fisico, ha anche lo scopo di sciogliere le tensioni nel corpo e purificare i canali energetici, permettendo al Prana, ovvero all’energia vitale, di scorrere liberamente.

Oltre a questo, le pratiche del controllo del respiro o di assorbimento dell’energia vitale (pranayama), permettono di calmare la mente, controllare e gestire le emozioni, avendo un effetto positivo sul sistema nervoso. Tutto ciò, come abbiamo detto, ci fa sentire bene, e a livello spirituale questo sforzo serve per preparare il corpo e la mente ad un livello di yoga superiore. Origini dell’Hatha yoga E’ stato grazie a Patanjali, ed al suo famoso testo – gli ” Yoga Sutra di Patanjali“, scritto circa nel 3 sec. a.c. -, che lo yoga ha iniziato a prendere forma. Il testo raccoglie in ordine logico tutti gli insegnamenti precedenti, che spesso venivano trasmessi solo verbalmente. Tuttavia, lo yoga di cui ci ha parlato Patanjali, nonostante sia ancora un punto di riferimento per la maggior parte delle scuole di formazione yoga, non riguarda la pratica delle posizioni. Gli Yoga Sutra, infatti, hanno una caratteristica soprattutto mentale, ed è come se fossero un manuale che descrive ed identifica in 8 anga o “gradini”, lo scopo ultimo dello yoga e cioè il Samadhi, ovvero lo stato di beatitudine, e l’unico asana che viene trattato è la posizione seduta meditativa, che secondo Patanjali deve essere sthira sukham asanam e cioè “comoda e stabile”. Quindi, dall’inizio della storia dello yoga fino agli Yoga Sutra di Patanjali, il corpo fisco non è considerato come uno strumento per raggiungere la beatitudine, o il Samadhi.

In seguito, con lo sviluppo del tantrismo, si è iniziato a comprendere il valore del corpo, delle sensazioni e delle emozioni come mezzo per trascendere liberare la mente, ed è in questa epoca che per la prima volta è stato utilizzato il termine Hatha yoga, che, a differenza dello yoga di Patanjali, comprendeva anche lo sforzo fisico, attraverso la pratica delle posizioni. L’Hatha yoga quindi ha origine dal tantrismo, ed in questa epoca particolarmente creativa dal punto di vista delle pratiche. Il primo testo ufficiale di Hatha Yoga con incluse dettagliate descrizioni di posizioni e tecniche viene attribuito a Svatmarama e risale attorno al 1400 d.c. A partire da quel momento di Hatha Yoga si è continuato a scrivere e parlare fino ai giorni nostri, e dall’insegnamento e dall’evoluzione di questa disciplina sono nati in seguito decine di stili e di scuole di pensiero yogico, tutte appartenenti ad una stessa “radice”, quella che per prima ha considerato il corpo, e la pratica delle posizioni, come elemento per trascendere la mente.

Quindi, quando parliamo di Iyengar yoga (del maestro Iyengar) o di Ashtanga yoga (del maestro Patthabhi Jois), o dei più moderni di Bikram yoga (del maestro Bikram Choudhury ) e Yin yoga (del maestro Bernie Clark), ebbene, altro non sono che derivazioni dell’Hatha yoga. A questo punto forse ti starai chiedendo come mai, se tutti gli stili derivano dall’Hatha Yoga, in alcune scuole vengono proposti corsi specifici di Hatha yoga, differenziandoli da altri stili.

Come abbiamo visto, la parola Hatha è riferita a qualsiasi stile di yoga in cui si pratichino le posizioni (asana). Tuttavia, quando parliamo di lezioni di yoga, in genere il termine Hatha viene utilizzato per indicare un tipo di lezione dal ritmo lento, in cui lo sforzo fisico è ridotto, ed in cui l’allungamento muscolare e la resistenza vengono curati molto più dello sforzo fisico inteso. Per questo motivo, le lezioni di Hatha yoga sono facilmente sostenibili dalla maggior parte delle persone. Una lezione di Hatha yoga, infatti, comprende per lo più posizioni statiche e/o dinamiche eseguite con un ritmo lento, e viene data molta importanza alla respirazione, enfatizzando il respiro coordinato con il movimento. Generalmente le lezioni di Hatha yoga seguono una struttura comune, ed iniziano con un momento di raccoglimento in piedi, seduti, oppure a terra. In questa fase ci si concentra sulla respirazione e si inizia a portare l’attenzione al mondo interno. Per enfatizzare l’interiorizzazione, si possono utilizzare dei mudra, e/o cantare dei mantra. Successivamente, si passa a degli asana statici o dinamici, che servono per riscaldare il corpo. In alternativa, come riscaldamento, possono essere eseguiti anche alcuni cicli di Saluti al Sole. La lezione normalmente continua con la pratica degli asana: in piedi, estensione indietro, torsione, piegamenti in avanti, inversioni. In seguito, si eseguono le tecniche di controllo del respiro (Pranayama) e si conclude con il rilassamento finale Shavasana, o in alternativa con la meditazione. La lezione termina con un momento di raccoglimento in cui si ripete il mantra OM, (il suono che ha dato origine all’universo) o esprimendo gratitudine nei confronti di qualcosa o qualcuno, secondo la creatività dell’insegnante. Ovviamente il modo in cui viene composta una lezione, ed il ritmo con cui viene eseguita, dipendono molto dall’insegnante, e per questo motivo si può partecipare a lezioni di Hatha yoga completamente diverse fra di loro… ma questo è un bene, in quanto ci da la possibilità di sperimentare pratiche e stili differenti. Inoltre, in epoca moderna, sta diventando sempre più di uso comune mescolare più stili tra loro. In questo senso devo ammettere che anche io ho trasformato molto il mio modo di insegnare, e se inizialmente mi rifacevo molto agli insegnamenti dello yoga integrale, oggi invece le mie lezioni sono influenzate dalle varie formazioni che ho seguito nel corso degli anni. Inoltre, poiché mi sono resa conto che lo yoga si può proporre anche in maniera “personalizzata” in funzione di uno specifico obiettivo, e per adattare lo yoga alle esigenze dello stile di vita “occidentale”, ho indirizzato il mio stile in quella direzione, creando sequenze specifiche per i più comuni disturbi (come stress e insonnia), per lo sport, e per la vita di tutti i giorni, proprio per darti l’opportunità di sperimentare e scegliere ciò che più fa per te.

Gentle Yoga

Gentle Yoga can refer to a variety of types of yoga classes taught by teachers from various styles of yoga. If you are shopping around for a satisfying yoga class you’ll want to know whether you are going to fit in or be okay in a given class. Gentle Yoga is often considered easier, less intense, non-strenuous, minimalistic, quiet, meditative, or restorative. But these words that are intended to be descriptive can still seem broad and vague.

Generally speaking, gentle-style yoga classes attempt to serve a variety of distinct needs: people with movement limitations, or profound stiffness due to lack of activity; relief from disabilities and chronic conditions e.g., arthritis, back pain and other musculo-skeletal issues; recovery from surgery, illness or injury; for seniors, new practitioners, women who are pregnant and those seeking stress-reduction or weight management. A gentle yoga approach has even been found to be an important compliment in programs to reverse heart disease or provide relief from the challenging conditions of fibromyalgia, chronic fatigue, as well as mood disorders.

Gentle yoga classes are typically described as appropriate for those who want a softer, nurturing, slow-paced, well-supported and relaxing practice. The approach hopefully includes carefully orchestrated movements, controlled pressure, and well-measured stretches, including range of motion exercises. Postures may be approached in gradual steps, with plenty of time to focus on breathing and repetition so that the practice is simple to do and easy to remember. A gentle yoga style encourages a highly individualized approach to practice with on-going encouragement to make moment-to-moment adjustments.